giovedì 22 agosto 2019

Calendario Anno Scolastico 2019-2020


Rispettando un minimo di 200 giorni di lezione previsto per legge e le consuete festività nazionali ogni Regione stabilisce la data di inizio e termine delle attività didattiche, il periodo per le vacanze di Natale e Pasqua ed eventuali altri giorni di sospensione come in occasione di ponti. Vediamo il calendario dell’Anno scolastico 2019-2020 disposto dalle singole regioni.
Relativamente alle  festività nazionali tutte le scuole italiane seguiranno il seguente calendario:
  • Tutte le domeniche
  • 1 Novembre: festa di tutti i Santi
  • 8 dicembre: Immacolata Concezione
  • 25 dicembre: Natale
  •  26 dicembre: Santo Stefano
  • 1 Gennaio: Capodanno
  •  6 gennaio: Epifania
  •  Lunedì dopo Pasqua
  • 25 aprile: anniversario della liberazione
  • 1 maggio: festa del Lavoro
  •  2 giugno: festa nazionale della Repubblica
Da aggiungere, per ogni località, le rispettive feste dei Santi Patroni.
In questi giorni le scuole sono chiuse. Nei giorni delle sospensioni delle lezioni (vacanze in giorni lavorativi) funzionano gli uffici di presidenza e di segreteria.

Abruzzo
  • Inizio Lezioni: 16 settembre 2019
  • Termine Lezioni: 08 giugno 2020
  • Festività Natalizie: dal 24 dicembre 2019 al 6 gennaio 2020
  • Festività Pasquali: dal 9 al 14 aprile 2020
  • Altre Festività: 2 novembre 2019 (Commemorazione dei Defunti), 25 febbraio (Carnevale) 2 maggio 2020 (Ponte Festa dei Lavoratori)
Basilicata
  • Inizio Lezioni: 11 settembre 2019
  • Termine Lezioni: 10 giugno 2020
  • Festività Natalizie: dal 23 dicembre 2019 al 6 gennaio 2020
  • Festività Pasquali: dal 9 al 14 aprile 2020
  • Altre Festività: 2 novembre 2019 (Commemorazione dei Defunti), dal 24 al 25 febbraio 2020 (Carnevale), 2 maggio 2020 (Ponte Festa dei Lavoratori), 1 giugno 2020 (Ponte Festa della Repubblica)
Calabria
  • Inizio Lezioni: 16 settembre 2019
  • Termine Lezioni: 9 giugno 2020
  • Festività Natalizie: dal 23 dicembre 2019 al 6 gennaio 2020
  • Festività Pasquali: dal 9 al 14 aprile 2020
  • Altre Festività: 2 novembre 2019 (Commemorazione dei Defunti), 2 maggio 2020 (Ponte Festa dei Lavoratori), 1 giugno 2020 (Ponte Festa della Repubblica)
Campania
  • Inizio Lezioni: 11 settembre 2019
  • Termine Lezioni: 6 giugno 2020
  • Festività Natalizie: dal 21 dicembre 2019 al 6 gennaio 2020
  • Festività Pasquali: dal 9 al 14 aprile 2020
  • Altre Festività: 2 novembre 2019 (Commemorazione dei Defunti), dal 24 al 25 febbraio 2020 (Carnevale), 2 maggio 2020 (Ponte Festa dei Lavoratori), 1 giugno 2020 (Ponte Festa della Repubblica)
Emilia-Romagna
  • Inizio Lezioni: 16 settembre 2019
  • Termine Lezioni: 6 giugno 2020
  • Festività Natalizie: dal 23 dicembre 2019 al 6 gennaio 2020
  • Festività Pasquali: dal 9 al 14 aprile 2020
  • Altre Festività: 2 novembre 2019 (Commemorazione dei Defunti)
Friuli Venezia Giulia
  • Inizio Lezioni: 12 settembre 2019
  • Termine Lezioni: 10 giugno 2020
  • Festività Natalizie: dal 23 dicembre 2019 al 6 gennaio 2020
  • Festività Pasquali: dal 9 al 14 aprile 2020
  • Altre Festività: 2 novembre 2019 (Commemorazione dei Defunti), 2 maggio 2020 (Ponte Festa dei Lavoratori), 1 giugno 2020 (Ponte Festa della Repubblica)
Lazio
  • Inizio Lezioni: 16 settembre 2019
  • Termine Lezioni: 8 giugno 2020
  • Festività Natalizie: dal 23 dicembre 2019 al 6 gennaio 2020
  • Festività Pasquali: dal 9 al 14 aprile 2020
  • Altre Festività: non ancora comunicate
Liguria
  • Inizio Lezioni: 16 settembre 2019
  • Termine Lezioni: 10 giugno 2020
  • Festività Natalizie: dal 23 dicembre 2019 al 6 gennaio 2020
  • Festività Pasquali: dal 9 al 14 aprile 2020
  • Altre Festività: 2 novembre 2019 (Commemorazione dei Defunti), 2 maggio 2020 (Ponte Festa dei Lavoratori)
 Lombardia
  • Inizio Lezioni: 12 settembre 2019
  • Termine Lezioni: 8 giugno 2020
  • Festività Natalizie: dal 23 dicembre 2019 al 6 gennaio 2020
  • Festività Pasquali: dal 9 al 14 aprile 2020
  • Altre Festività: 24 – 25 febbraio 2020 (rito romano), 28 – 29 febbraio 2020 (rito ambrosiano)
Marche
  • Inizio Lezioni: 16 settembre 2019
  • Termine Lezioni: 6 giugno 2020
  • Festività Natalizie: dal 24 dicembre 2019 al 6 gennaio 2020
  • Festività Pasquali: dal 9 al 14 aprile 2020
  • Altre Festività: 2 novembre 2019 (Commemorazione dei Defunti)
Molise
  • Inizio Lezioni: 16 settembre 2019
  • Termine Lezioni: 6 giugno 2020
  • Festività Natalizie: dal 23 dicembre 2019 al 6 gennaio 2020
  • Festività Pasquali: dal 9 al 14 aprile 2020
  • Altre Festività: 2 novembre 2019 (Commemorazione dei Defunti), 2 maggio 2020 (Ponte Festa dei Lavoratori)
Piemonte
  • Inizio Lezioni: 9 settembre 2019
  • Termine Lezioni: 10 giugno 2020
  • Festività Natalizie: dal 23 dicembre 2019 al 6 gennaio 2020
  • Festività Pasquali: dal 9 al 14 aprile 2020
  • Altre Festività: 2 novembre 2019 (Commemorazione dei Defunti), dal 22 al 26 febbraio 2020 (Carnevale), 2 maggio 2020 (Ponte Festa dei Lavoratori), 1 giugno 2020 (Ponte Festa della Repubblica)
Puglia
  • Inizio Lezioni: 18 settembre 2019
  • Termine Lezioni: 10 giugno 2020
  • Festività Natalizie: dal 23 dicembre 2019 al 6 gennaio 2020
  • Festività Pasquali: dal 9 al 14 aprile 2020
  • Altre Festività: 2 novembre 2019 (Commemorazione dei Defunti), 2 maggio 2020 (Ponte Festa dei Lavoratori), 1 giugno 2020 (Ponte Festa della Repubblica)
 Sardegna
  • Inizio Lezioni: 16 settembre 2019
  • Termine Lezioni: 6 giugno 2020
  • Festività Natalizie: dal 23 dicembre 2019 al 6 gennaio 2020
  • Festività Pasquali: dal 9 al 14 aprile 2020
  • Altre Festività: 2 novembre 2019 (Commemorazione dei Defunti), 25 febbraio 2020 (Carnevale)
 Sicilia
  • Inizio Lezioni: 12 settembre 2019
  • Termine Lezioni: 6 giugno 2020
  • Festività Natalizie: dal 23 dicembre 2019 al 7 gennaio 2020
  • Festività Pasquali: dal 9 al 14 aprile 2020 
Toscana
  • Inizio Lezioni: 16 settembre 2019
  • Termine Lezioni: 10 giugno 2020
  • Festività Natalizie: dal 24 dicembre 2019 al 6 gennaio 2020
  • Festività Pasquali: dal 9 al 14 aprile 2020
  • Altre Festività: 1 giugno 2020 (Ponte Festa della Repubblica)
Trentino Adige (Bolzano)
  • Inizio Lezioni: 5 settembre 2019
  • Termine Lezioni: 16 giugno 2020
  • Festività Natalizie: dal 21 dicembre 2019 al 6 gennaio 2020
  • Festività Pasquali: dal 9 al 14 aprile 2020
  • Altre Festività: dal 26 ottobre al 3 novembre 2019 (Commemorazione dei Defunti); dal 22 al 29 febbraio 2020 (Carnevale)
Trentino Adige (Trento)
  • Inizio Lezioni: 12 settembre 2019
  • Termine Lezioni: 10 giugno 2020
  • Festività Natalizie: dal 23 dicembre 2019 al 6 gennaio 2020
  • Festività Pasquali: dal 9 al 14 aprile 2020
  • Altre Festività: 2 novembre 2019 (Commemorazione dei Defunti), 7 dicembre 2019 (Ponte Immacolata), dal 22 al 25 febbraio 2020 (Carnevale), 2 maggio 2020 (Ponte Festa dei Lavoratori), 1 giugno 2020 (Ponte Festa della Repubblica)
 Umbria
  • Inizio Lezioni: 11 settembre 2019
  • Termine Lezioni: 9 giugno 2020
  • Festività Natalizie: dal 23 dicembre 2019 al 6 gennaio 2020
  • Festività Pasquali: dal 9 al 14 aprile 2020
  • Altre Festività: 2 novembre 2019 (Commemorazione dei Defunti), 7 dicembre 2019 (Ponte Immacolata), dal 22 al 25 febbraio 2020 (Carnevale), 2 maggio 2020 (Ponte Festa dei Lavoratori), 1 giugno 2020 (Ponte Festa della Repubblica)
Valle d’Aosta
  • Inizio Lezioni: 12 settembre 2019
  • Termine Lezioni: 12 giugno 2020
  • Festività Natalizie: dal 23 dicembre 2019 al 6 gennaio 2020
  • Festività Pasquali: dal 9 al 14 aprile 2020
  • Altre Festività: 2 novembre 2019 (Commemorazione dei Defunti), dal 30 al 31 gennaio 2020 (Fiera di sant’Orso), dal 24 al 26 febbraio 2020 (Carnevale), 2 maggio 2020 (Ponte Festa dei Lavoratori), 1 giugno 2020 (Ponte Festa della Repubblica)
Veneto
  • Inizio Lezioni: 11 settembre 2019
  • Termine Lezioni: 6 giugno 2020
  • Festività Natalizie: dal 23 dicembre 2019 al 6 gennaio 2020
  • Festività Pasquali: dal 9 al 14 aprile 2020
  • Altre Festività: 2 novembre 2019 (Commemorazione dei Defunti), dal 24 al 26 febbraio 2020 (Carnevale), 2 maggio 2020 (Ponte Festa dei Lavoratori), 1 giugno 2020 (Ponte Festa della Repubblica)


martedì 21 agosto 2018

Quintiliano, Institutio oratoria (II, 4-7)

"A scuola, dunque, prima di ogni cosa, il maestro assuma nei confronti dei suoi alunni l'atteggiamento di un padre e si convinca di questo: egli prende il posto di quelli che gli hanno affidato i figli [...].
Egli non deve avere vizi né deve tollerare che li abbiano gli altri. Il suo rigore non si mostri duro, la sua giovialita' non appaia sguaiata in modo che non si attiri da un lato antipatia e dall'altro disistima [...]. Non si lasci vincere dall'ira, sia semplice nel momento della spiegazione, sempre concentrato, costante ma non esagerato. Risponda volentieri a chi gli pone delle domande, sia  lui stesso ad invogliare quelli che non ne pongono [...]. Quando si trova a correggere gli alunni che sbagliano non si rivolga loro in maniera brusca e sia il meno possibile offensivo; il fatto che alcuni maestri rimproverano i ragazzi come se li avesse in odio, fa passare a molti la voglia di studiare".

lunedì 6 novembre 2017

 La Scuola oggi

La scuola non funziona più.
Lo dice chiunque e ne siamo tutti consapevoli. Ministri della Pubblica Istruzione, docenti, psicologi, pedagogisti, giornalisti, operatori sociali e opinionisti vari concordano sull'attuale inutilità della scuola. Così ognuno propone la sua ricetta ed ogni ministro che si alterna dispone la propria riforma. Il risultato è sempre lo stesso: non funziona. Il personale scolastico è frustrato e gli alunni non imparano tutto ciò che dovrebbero. Molti devono la propria preparazione culturale alla personale voglia di sapere.
Al Tg2 delle 20.30 di ieri il direttore Mimmun ha presentato il suo libro sulla rivoluzione in Russia del 1917. Una giornalista è stata inviata in varie facoltà universitarie di Roma per chiedere agli studenti cosa sapessero di quella rivoluzione. Pochi hanno saputo rispondere ma in modo approssimativo e confuso. Tante le scuse accampate da quei ragazzi sulla propria, direi incolpevole, ignoranza. Certo, a scuola ci vanno tutti, almeno fino all'obbligo dei 16 anni. Molti non hanno nessuna voglia di studiare. Nulla si può fare contro la cattiva volontà, bisogna dirselo chiaro.La Scuola Italiana annovera tra le sue fila moltissimi insegnanti competenti e motivati, a fronte di molti che insegnano solo aspettando la mensile retribuzione mentre, magari, svolgono un altro lavoro meglio retribuito.
Allora perché quei giovanotti che un poco studiano  arrivano al diploma con una scarsa preparazione di base?
Il governo Berlusconi aveva inventato la scuola dell tre "i", il governo Renzi La Buona Scuola e altri prima e dopo di loro hanno proposto altre riforme. Nulla di fatto. La Scuola continua a non funzionare.
E qui nasce la corsa a capire di chi è la colpa.
Non sono mancate risposte esilaranti. Ma, fondamentalmente, due sono quelle che spiccano: l'incompetenza degli insegnanti e la "distrazione" delle giovani generazioni.
Si è già detto che moltissimi insegnanti sono preparati, competenti e motivati. Hanno cioè quella passione per l'insegnamento che fa ignorare la scarsa retribuzione. Molti, invece, non sanno nemmeno perché insegnano o lo fanno perché non hanno trovato di meglio.
C'è stato un tempo in cui si parlava di valutare i docenti in servizio. La proposta non è andata in porto per diverse ragioni ma hanno inventato la "premialità" finanziaria annua a discrezione del Dirigente Scolastico. Ma questo non è servito a scovare gli insegnanti bravi. Molti di questi nemmeno hanno presentato la domanda di premialità, come era ovvio che accadesse. L'insegnante veramente bravo molto spesso non è ben visto dalla Dirigenza, per ovvie ragioni.
I giovani di oggi sono distratti secondo i più noti psico-pedagogisti che spesso compaiono in TV. Ma distratti da cosa non è dato saperlo. La TV distrae? O distraggono le mille cose che i giovani fanno con molta passione: suonare uno strumento o cantare in un gruppo, giocare a calcio o praticare un qualsiasi altro sport, frequentare gli amici o innamorarsi? Cosa distrae i giovani di oggi che non studiano più?
La distrazione dei giovani si vuole recuperare con proposte paradossali: una didattica moderna e alternativa contenuta nel PTOF che ogni istituzione scolastica di ogni ordine e grado ha l'obbligo di scrivere. Così ci si è sbizzarriti all'inverosimile nel proporre di tutto e di più come offerta formativa. Ma, purtroppo, nemmeno questo ha funzionato. Cosa può apprendere un ragazzo da un laboratorio di cucina se non imparare a cucinare magari in orario scolastico? Ovviamente  a discapito della Storia o di qualsiasi altra disciplina passata in secondo piano. I progetti messi in campo spaziano su ogni dove con ingenti spese. Ma non servono a niente. Tralasciamo di dire sull'alternanza scuola-lavoro.
I miei nonni materni hanno gestito per circa trenta anni una Trattoria. I conti li facevano a mente e non sbagliavano mai. Parlavano e scrivevano correttamente in Italiano anche se in modo semplice. Conoscevano un po' di storia e le capitali di tutti gli stati. I miei nonni si erano fermati o alla 2° elementare o alla 4° elementare. Quindi, allora, la scuola funzionava. I problemi erano gli stessi all'interno delle istituzioni scolastiche, gli insegnanti erano retribuiti poco come adesso e, a livello sociale, c'era tanta precarietà economica come oggi. Ma la Scuola funzionava perché gli alunni imparavano.

martedì 18 luglio 2017

L’INSEGNAMENTO E’ UN MESTIERE?


   Pochi giorni fa alla CGL il Ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli  ha affermato:
“Ogni rapporto educativo ha bisogno di competenza, professionalità e studio. Quella dell’insegnante è una delle professionalità più importanti per il paese, perché strettamente collegata alla sua crescita”.
Ed ancora:
 “Storicamente  nella scuola italiana si è pensato che siccome sei donna sembra quasi che hai caratteristiche ‘naturali’ per esercitare una funzione con bambini di minore età, nella scuola dell’infanzia o primaria”, considerando l’insegnamento come una missione e non come una professionalità.
Per concludere
“Questo è un primo limite storico: il fatto di non considerare il rapporto educativo come un percorso che va da 0 anni” fino alla fine del percorso di studi. “Ogni rapporto educativo è competenza e professionalità”.
Le parole del Ministro Fedeli centrano il problema della Scuola: l’insegnamento è un mestiere che si deve sapere svolgere.
Il verbo “Sapere” è la chiave.
In primo luogo l’insegnate deve sapere le materie che vuole insegnare. Ed è per questo che chi vuole fare l’insegnante studia all’Università per raggiungere una laurea. Chi ha frequentato l’Università sa che la Laurea, anche ottenuta con 110 e lode, non garantisce l’effettiva preparazione necessaria ad un professore. Il percorso di studi universitari è talmente vasto da risultare inutile per un futuro insegnante. Ad esempio la laurea in Lettere Classiche. Letteratura Italiana, Letteratura Latina e Letteratura Greca, dalle origini alla fine. Letteratura non Lingua e letteratura. Nel percorso di studi di Lettere Classiche non si fa menzione della Grammatica italiana, latina e greca. Si presuppone che siano state studiate al liceo. Ci sono dei corsi base di grammatica ma sono facoltativi. Ovviamente sono corsi gettonati da chi arriva a Lettere Classiche proveniente da un istituto superiore tecnico o professionale.
In secondo luogo l’insegnante deve sapere insegnare quello che sa. E qui entrano in gioco tutti i corsi di formazione post-universitari di didattica la cui attendibilità è spesso dubbia. Corsi che fanno anche punteggio nelle varie graduatorie. Si tratta di corsi a pagamento dal risultato finale certo.
La laurea e la formazione post-laurea, oggi, creano un insegnante. Oggi, perché prima bastava solo la laurea ed ancor prima si cominciava ad insegnare dopo aver sostenuto tutte la materie universitarie in attesa dell’esame finale con la proclamazione di Laurea.
Ha ragione il Ministro quando parla di Professionalità, Competenze e Studio.
Quello che manca è il terzo punto: l’insegnante deve sapere perché insegna o perché vuole insegnare.
Ritengo importante la motivazione  tanto quanto i titoli. Ma la motivazione non viene dallo studio e non può venire dalla retribuzione.
E’ vero che la maggioranza degli insegnanti in servizio sono donne. La motivazione è di natura organizzativa non di genere. Una volta si optava per l’insegnamento perché rimaneva tempo per la famiglia e per la casa. Oggi e per svariati motivi ad un insegnante maschio o femmina non rimane molto tempo libero.
La motivazione non può essere di natura economica. Lo stipendio di un insegnante è quello che è. Forse per molti insegnanti è anche troppo, così come per molti altri è davvero molto basso. Ma non può essere un problema di soldi.
L’insegnamento è un mestiere ma non è un mestiere come tanti altri. Chi potrebbe dire che il Medico svolge solo un mestiere? Chi potrebbe dire che il Sacerdote svolge solo un mestiere? Più in generale nessun mestiere è svolto solo per la retribuzione.
La passione è il cuore di ogni professione.
A scuola ci si occupa delle nuove generazioni. Dalla scuola escono i cittadini di domani. Nella scuola si forma la società nella quale tutti viviamo.
Senza passione nemmeno una retribuzione raddoppiata servirebbe.
Senza passione la Competenza e la Professionalità sarebbero inutili.



domenica 11 giugno 2017

Le lezioni sono terminate anche per questo anno scolastico. 
Per la maggior parte degli alunni  sono già cominciate le vacanze estive. Altri ancora sono impegnati nello studio per gli esami.
Gli insegnanti devono attendere ancora un po'. Tra scrutini, esami e scartoffie varie a conclusione dell'anno scolastico, gli insegnanti ogni mattina vanno ancora a scuola.
Certo le scuole sono vuote, silenziose, disimpegnate. Nelle aule c'è buio. Le finestre sono chiuse e le luci spente. 
A scuola si respira un'altra aria. 
Come dopo una grande battaglia i bidelli lavorano per pulire.  Tolgono sedie e banchi rotti.  Ripuliscono ogni scritta lasciata  come promessa d'amore o come sfogo Preparano i corridoi o le aule dove si svolgeranno gli esami.
Alcuni insegnanti sono davanti ai Pc. Altri girano in cerca di una stampante che funzioni per le relazioni finali o i tabelloni e verbali degli scrutini. Altri ancora magari aspettano il loro turno di scrutinio e bivaccano in sala dei professori o alle macchinette del caffè. Tutti lamentano stress e stanchezza. Qualcuno osa pubblicizzare il prossimo viaggio in preparazione. 
Anche per gli insegnanti le vacanze sono vicine. Già si sentono nell'aria.
Ma l'insegnante non va mai in vacanza.
Ogni lettura o esperienza suggerisce spunti per qualche lezione nel prossimo anno. 
Gli alunni sono sempre presenti nella mente.
Arriva il pensiero di quell'alunno aiutato forse troppo o di quello aiutato troppo poco.
Il prossimo anno si sarà un po' più equilibrati. Arriva anche il pensiero di quegli alunni che con gli esami hanno concluso il ciclo di istruzione e che non rivedranno più. Chissà che faranno. Chissà se saranno all'altezza del ciclo successivo o che insegnanti incontreranno. 
Ci sono poi gli insegnanti precari che trascorreranno l'estate tra graduatorie e uffici scolastici per capire cosa faranno il prossimo anno.
Non è diverso per gli alunni. Non si dimentica facilmente un anno scolastico. Se ne parla a casa o al mare. Ci si lamenta o si ringrazia. Si ricevono incoraggiamenti o congratulazioni. Si prospetta il futuro, anche con un po' di preoccupazione.
La mente e, a volte anche il cuore, temporeggiano a lasciare la scuola.
L'insegnamento è un mestiere che prende tutta la vita.
L'insegnamento è un mestiere che può segnare una vita.
Una lezione, anche di una sola ora, è un faro potente che illumina la giornata e può illuminare tutta una vita. 
Spesso accade che in un'aula scarna, magari sporca, disadorna e brutta una persona apparentemente qualunque accende un faro di speranza per l'intera umanità.
L'insegnamento è un mestiere magico.
Sarà un brano di un romanzo, una poesia, un dialogo in lingua straniera, un esperimento di laboratorio, la soluzione di un problema matematico o di un'equazione o il suono di uno strumento che scatenerà luce e calore.
La materia è un mezzo e l'insegnate un sacerdote mentre l'alunno è una fiaccola, come disse Plutarco. 
Il rito della lezione si è compiuto.  
Le conseguenze, nel bene e nel male, saranno devastanti.


martedì 15 novembre 2016

"L'insegnamento autentico è una vocazione. E' una chiamata. Rabbi, in ebraico, significa semplicemente insegnante. Ma ci rammenta una dignità immemorabile. Ai suoi livelli più elementari -che in realtà non sono mai elementari- o ai livelli del sommo privilegio, l'autentico insegnamento scaturisce da una convocazione.
[...]
Insegnare seriamente è toccare ciò che vi è di più vitale in un essere umano. E' cercare un accesso all'integrità più viva e intima di un bambino o di un adulto. Un insegnamento scadente, una pedagogia di routine, uno stile di istruzione che è, consapevolmente o meno, cinico nei suoi obiettivi meramente utilitari, sono rovinosi. Distruggono la speranza alle radici. Un insegnamento di cattiva qualità è, quasi letteralmente, un assassinio, e, metaforicamente, un peccato. Un insegnamento morto, esercitato dalla mediocrità forse inconsciamente vendicativa di pedagoghi frustrati, ha ucciso per milioni di persone la matematica, la poesia, il pensiero logico. In realtà la maggior parte di coloro ai quali affidiamo i nostri bambini sono becchini più o meno amabili".

George Steiner

martedì 29 marzo 2016


Umberto Eco
Caro nipotino mio,
non vorrei che questa lettera natalizia suonasse troppo deamicisiana, ed esibisse consigli circa l’amore per i nostri simili, per la patria, per il mondo, e cose del genere. Non vi daresti ascolto e, al momento di metterla in pratica (tu adulto e io trapassato) il sistema di valori sarà così cambiato che probabilmente le mie raccomandazioni risulterebbero datate.

Quindi vorrei soffermarmi su una sola raccomandazione, che sarai in grado di mettere in pratica anche ora, mentre navighi sul tuo iPad, né commetterò l’errore di sconsigliartelo, non tanto perché sembrerei un nonno barbogio ma perché lo faccio anch’io. Al massimo posso raccomandarti, se per caso capiti sulle centinaia di siti porno che mostrano il rapporto tra due esseri umani, o tra un essere umano e un animale, in mille modi, cerca di non credere che il sesso sia quello, tra l’altro abbastanza monotono, perché si tratta di una messa in scena per costringerti a non uscire di casa e guardare le vere ragazze. Parto dal principio che tu sia eterosessuale, altrimenti adatta le mie raccomandazioni al tuo caso: ma guarda le ragazze, a scuola o dove vai a giocare, perché sono meglio quelle vere che quelle televisive e un giorno ti daranno soddisfazioni maggiori di quelle on line. Credi a chi ha più esperienza di te (e se avessi guardato solo il sesso al computer tuo padre non sarebbe mai nato, e tu chissà dove saresti, anzi non saresti per nulla).

Ma non è di questo che volevo parlarti, bensì di una malattia che ha colpito la tua generazione e persino quella dei ragazzi più grandi di te, che magari vanno già all’università: la perdita della memoria.
È vero che se ti viene il desiderio di sapere chi fosse Carlo Magno o dove stia Kuala Lumpur non hai che da premere qualche tasto e Internet te lo dice subito. Fallo quando serve, ma dopo che lo hai fatto cerca di ricordare quanto ti è stato detto per non essere obbligato a cercarlo una seconda volta se per caso te ne venisse il bisogno impellente, magari per una ricerca a scuola. Il rischio è che, siccome pensi che il tuo computer te lo possa dire a ogni istante, tu perda il gusto di mettertelo in testa. Sarebbe un poco come se, avendo imparato che per andare da via Tale a via Talaltra, ci sono l’autobus o il metro che ti permettono di spostarti senza fatica (il che è comodissimo e fallo pure ogni volta che hai fretta) tu pensi che così non hai più bisogno di camminare. Ma se non cammini abbastanza diventi poi “diversamente abile”, come si dice oggi per indicare chi è costretto a muoversi in carrozzella. Va bene, lo so che fai dello sport e quindi sai muovere il tuo corpo, ma torniamo al tuo cervello.

La memoria è un muscolo come quelli delle gambe, se non lo eserciti si avvizzisce e tu diventi (dal punto di vista mentale) diversamente abile e cioè (parliamoci chiaro) un idiota. E inoltre, siccome per tutti c’è il rischio che quando si diventa vecchi ci venga l’Alzheimer, uno dei modi di evitare questo spiacevole incidente è di esercitare sempre la memoria.

Quindi ecco la mia dieta. Ogni mattina impara qualche verso, una breve poesia, o come hanno fatto fare a noi, “La Cavallina Storna” o “Il sabato del villaggio”. E magari fai a gara con gli amici per sapere chi ricorda meglio. Se non piace la poesia fallo con le formazioni dei calciatori, ma attento che non devi solo sapere chi sono i giocatori della Roma di oggi, ma anche quelli di altre squadre, e magari di squadre del passato (figurati che io ricordo la formazione del Torino quando il loro aereo si era schiantato a Superga con tutti i giocatori a bordo: Bacigalupo, Ballarin, Maroso eccetera). Fai gare di memoria, magari sui libri che hai letto (chi era a bordo della Hispaniola alla ricerca dell’isola del tesoro?
Lord Trelawney, il capitano Smollet, il dottor Livesey, Long John Silver, Jim…) Vedi se i tuoi amici ricorderanno chi erano i domestici dei tre moschettieri e di D’Artagnan (Grimaud, Bazin, Mousqueton e Planchet)… E se non vorrai leggere “I tre moschettieri” (e non sai che cosa avrai perso) fallo, che so, con una delle storie che hai letto.

Sembra un gioco (ed è un gioco) ma vedrai come la tua testa si popolerà di personaggi, storie, ricordi di ogni tipo. Ti sarai chiesto perché i computer si chiamavano un tempo cervelli elettronici: è perché sono stati concepiti sul modello del tuo (del nostro) cervello, ma il nostro cervello ha più connessioni di un computer, è una specie di computer che ti porti dietro e che cresce e s’irrobustisce con l’esercizio, mentre il computer che hai sul tavolo più lo usi e più perde velocità e dopo qualche anno lo devi cambiare. Invece il tuo cervello può oggi durare sino a novant’anni e a novant’anni (se lo avrai tenuto in esercizio) ricorderà più cose di quelle che ricordi adesso. E gratis.

C’è poi la memoria storica, quella che non riguarda i fatti della tua vita o le cose che hai letto, ma quello che è accaduto prima che tu nascessi.

Oggi se vai al cinema devi entrare a un’ora fissa, quando il film incomincia, e appena incomincia qualcuno ti prende per così dire per mano e ti dice cosa succede. Ai miei tempi si poteva entrare al cinema a ogni momento, voglio dire anche a metà dello spettacolo, si arrivava mentre stavano succedendo alcune cose e si cercava di capire che cosa era accaduto prima (poi, quando il film ricominciava dall’inizio, si vedeva se si era capito tutto bene - a parte il fatto che se il film ci era piaciuto si poteva restare e rivedere anche quello che si era già visto). Ecco, la vita è come un film dei tempi miei. Noi entriamo nella vita quando molte cose sono già successe, da centinaia di migliaia di anni, ed è importante apprendere quello che è accaduto prima che noi nascessimo; serve per capire meglio perché oggi succedono molte cose nuove.

Ora la scuola (oltre alle tue letture personali) dovrebbe insegnarti a memorizzare quello che è accaduto prima della tua nascita, ma si vede che non lo fa bene, perché varie inchieste ci dicono che i ragazzi di oggi, anche quelli grandi che vanno già all’università, se sono nati per caso nel 1990 non sanno (e forse non vogliono sapere) che cosa era accaduto nel 1980 (e non parliamo di quello che è accaduto cinquant’anni fa). Ci dicono le statistiche che se chiedi ad alcuni chi era Aldo Moro rispondono che era il capo delle Brigate Rosse - e invece è stato ucciso dalle Brigate Rosse.

Non parliamo delle Brigate Rosse, rimangono qualcosa di misterioso per molti, eppure erano il presente poco più di trent’anni fa. Io sono nato nel 1932, dieci anni dopo l’ascesa al potere del fascismo ma sapevo persino chi era il primo ministro ai tempi dalla Marcia su Roma (che cos’è?). Forse la scuola fascista me lo aveva insegnato per spiegarmi come era stupido e cattivo quel ministro (“l’imbelle Facta”) che i fascisti avevano sostituito. Va bene, ma almeno lo sapevo. E poi, scuola a parte, un ragazzo d’oggi non sa chi erano le attrici del cinema di venti anni fa mentre io sapevo chi era Francesca Bertini, che recitava nei film muti venti anni prima della mia nascita. Forse perché sfogliavo vecchie riviste ammassate nello sgabuzzino di casa nostra, ma appunto ti invito a sfogliare anche vecchie riviste perché è un modo di imparare che cosa accadeva prima che tu nascessi.

Ma perché è così importante sapere che cosa è accaduto prima? Perché molte volte quello che è accaduto prima ti spiega perché certe cose accadono oggi e in ogni caso, come per le formazioni dei calciatori, è un modo di arricchire la nostra memoria.

Bada bene che questo non lo puoi fare solo su libri e riviste, lo si fa benissimo anche su Internet. Che è da usare non solo per chattare con i tuoi amici ma anche per chattare (per così dire) con la storia del mondo. Chi erano gli ittiti? E i camisardi? E come si chiamavano le tre caravelle di Colombo? Quando sono scomparsi i dinosauri? L’arca di Noè poteva avere un timone? Come si chiamava l’antenato del bue? Esistevano più tigri cent’anni fa di oggi? Cos’era l’impero del Mali? E chi invece parlava dell’Impero del Male? Chi è stato il secondo papa della storia? Quando è apparso Topolino?

Potrei continuare all’infinito, e sarebbero tutte belle avventure di ricerca. E tutto da ricordare. Verrà il giorno in cui sarai anziano e ti sentirai come se avessi vissuto mille vite, perché sarà come se tu fossi stato presente alla battaglia di Waterloo, avessi assistito all’assassinio di Giulio Cesare e fossi a poca distanza dal luogo in cui Bertoldo il Nero, mescolando sostanze in un mortaio per trovare il modo di fabbricare l’oro, ha scoperto per sbaglio la polvere da sparo, ed è saltato in aria (e ben gli stava). Altri tuoi amici, che non avranno coltivato la loro memoria, avranno vissuto invece una sola vita, la loro, che dovrebbe essere stata assai malinconica e povera di grandi emozioni.

Coltiva la memoria, dunque, e da domani impara a memoria “La Vispa Teresa”.