lunedì 6 novembre 2017

 La Scuola oggi

La scuola non funziona più.
Lo dice chiunque e ne siamo tutti consapevoli. Ministri della Pubblica Istruzione, docenti, psicologi, pedagogisti, giornalisti, operatori sociali e opinionisti vari concordano sull'attuale inutilità della scuola. Così ognuno propone la sua ricetta ed ogni ministro che si alterna dispone la propria riforma. Il risultato è sempre lo stesso: non funziona. Il personale scolastico è frustrato e gli alunni non imparano tutto ciò che dovrebbero. Molti devono la propria preparazione culturale alla personale voglia di sapere.
Al Tg2 delle 20.30 di ieri il direttore Mimmun ha presentato il suo libro sulla rivoluzione in Russia del 1917. Una giornalista è stata inviata in varie facoltà universitarie di Roma per chiedere agli studenti cosa sapessero di quella rivoluzione. Pochi hanno saputo rispondere ma in modo approssimativo e confuso. Tante le scuse accampate da quei ragazzi sulla propria, direi incolpevole, ignoranza. Certo, a scuola ci vanno tutti, almeno fino all'obbligo dei 16 anni. Molti non hanno nessuna voglia di studiare. Nulla si può fare contro la cattiva volontà, bisogna dirselo chiaro.La Scuola Italiana annovera tra le sue fila moltissimi insegnanti competenti e motivati, a fronte di molti che insegnano solo aspettando la mensile retribuzione mentre, magari, svolgono un altro lavoro meglio retribuito.
Allora perché quei giovanotti che un poco studiano  arrivano al diploma con una scarsa preparazione di base?
Il governo Berlusconi aveva inventato la scuola dell tre "i", il governo Renzi La Buona Scuola e altri prima e dopo di loro hanno proposto altre riforme. Nulla di fatto. La Scuola continua a non funzionare.
E qui nasce la corsa a capire di chi è la colpa.
Non sono mancate risposte esilaranti. Ma, fondamentalmente, due sono quelle che spiccano: l'incompetenza degli insegnanti e la "distrazione" delle giovani generazioni.
Si è già detto che moltissimi insegnanti sono preparati, competenti e motivati. Hanno cioè quella passione per l'insegnamento che fa ignorare la scarsa retribuzione. Molti, invece, non sanno nemmeno perché insegnano o lo fanno perché non hanno trovato di meglio.
C'è stato un tempo in cui si parlava di valutare i docenti in servizio. La proposta non è andata in porto per diverse ragioni ma hanno inventato la "premialità" finanziaria annua a discrezione del Dirigente Scolastico. Ma questo non è servito a scovare gli insegnanti bravi. Molti di questi nemmeno hanno presentato la domanda di premialità, come era ovvio che accadesse. L'insegnante veramente bravo molto spesso non è ben visto dalla Dirigenza, per ovvie ragioni.
I giovani di oggi sono distratti secondo i più noti psico-pedagogisti che spesso compaiono in TV. Ma distratti da cosa non è dato saperlo. La TV distrae? O distraggono le mille cose che i giovani fanno con molta passione: suonare uno strumento o cantare in un gruppo, giocare a calcio o praticare un qualsiasi altro sport, frequentare gli amici o innamorarsi? Cosa distrae i giovani di oggi che non studiano più?
La distrazione dei giovani si vuole recuperare con proposte paradossali: una didattica moderna e alternativa contenuta nel PTOF che ogni istituzione scolastica di ogni ordine e grado ha l'obbligo di scrivere. Così ci si è sbizzarriti all'inverosimile nel proporre di tutto e di più come offerta formativa. Ma, purtroppo, nemmeno questo ha funzionato. Cosa può apprendere un ragazzo da un laboratorio di cucina se non imparare a cucinare magari in orario scolastico? Ovviamente  a discapito della Storia o di qualsiasi altra disciplina passata in secondo piano. I progetti messi in campo spaziano su ogni dove con ingenti spese. Ma non servono a niente. Tralasciamo di dire sull'alternanza scuola-lavoro.
I miei nonni materni hanno gestito per circa trenta anni una Trattoria. I conti li facevano a mente e non sbagliavano mai. Parlavano e scrivevano correttamente in Italiano anche se in modo semplice. Conoscevano un po' di storia e le capitali di tutti gli stati. I miei nonni si erano fermati o alla 2° elementare o alla 4° elementare. Quindi, allora, la scuola funzionava. I problemi erano gli stessi all'interno delle istituzioni scolastiche, gli insegnanti erano retribuiti poco come adesso e, a livello sociale, c'era tanta precarietà economica come oggi. Ma la Scuola funzionava perché gli alunni imparavano.

martedì 18 luglio 2017

L’INSEGNAMENTO E’ UN MESTIERE?


   Pochi giorni fa alla CGL il Ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli  ha affermato:
“Ogni rapporto educativo ha bisogno di competenza, professionalità e studio. Quella dell’insegnante è una delle professionalità più importanti per il paese, perché strettamente collegata alla sua crescita”.
Ed ancora:
 “Storicamente  nella scuola italiana si è pensato che siccome sei donna sembra quasi che hai caratteristiche ‘naturali’ per esercitare una funzione con bambini di minore età, nella scuola dell’infanzia o primaria”, considerando l’insegnamento come una missione e non come una professionalità.
Per concludere
“Questo è un primo limite storico: il fatto di non considerare il rapporto educativo come un percorso che va da 0 anni” fino alla fine del percorso di studi. “Ogni rapporto educativo è competenza e professionalità”.
Le parole del Ministro Fedeli centrano il problema della Scuola: l’insegnamento è un mestiere che si deve sapere svolgere.
Il verbo “Sapere” è la chiave.
In primo luogo l’insegnate deve sapere le materie che vuole insegnare. Ed è per questo che chi vuole fare l’insegnante studia all’Università per raggiungere una laurea. Chi ha frequentato l’Università sa che la Laurea, anche ottenuta con 110 e lode, non garantisce l’effettiva preparazione necessaria ad un professore. Il percorso di studi universitari è talmente vasto da risultare inutile per un futuro insegnante. Ad esempio la laurea in Lettere Classiche. Letteratura Italiana, Letteratura Latina e Letteratura Greca, dalle origini alla fine. Letteratura non Lingua e letteratura. Nel percorso di studi di Lettere Classiche non si fa menzione della Grammatica italiana, latina e greca. Si presuppone che siano state studiate al liceo. Ci sono dei corsi base di grammatica ma sono facoltativi. Ovviamente sono corsi gettonati da chi arriva a Lettere Classiche proveniente da un istituto superiore tecnico o professionale.
In secondo luogo l’insegnante deve sapere insegnare quello che sa. E qui entrano in gioco tutti i corsi di formazione post-universitari di didattica la cui attendibilità è spesso dubbia. Corsi che fanno anche punteggio nelle varie graduatorie. Si tratta di corsi a pagamento dal risultato finale certo.
La laurea e la formazione post-laurea, oggi, creano un insegnante. Oggi, perché prima bastava solo la laurea ed ancor prima si cominciava ad insegnare dopo aver sostenuto tutte la materie universitarie in attesa dell’esame finale con la proclamazione di Laurea.
Ha ragione il Ministro quando parla di Professionalità, Competenze e Studio.
Quello che manca è il terzo punto: l’insegnante deve sapere perché insegna o perché vuole insegnare.
Ritengo importante la motivazione  tanto quanto i titoli. Ma la motivazione non viene dallo studio e non può venire dalla retribuzione.
E’ vero che la maggioranza degli insegnanti in servizio sono donne. La motivazione è di natura organizzativa non di genere. Una volta si optava per l’insegnamento perché rimaneva tempo per la famiglia e per la casa. Oggi e per svariati motivi ad un insegnante maschio o femmina non rimane molto tempo libero.
La motivazione non può essere di natura economica. Lo stipendio di un insegnante è quello che è. Forse per molti insegnanti è anche troppo, così come per molti altri è davvero molto basso. Ma non può essere un problema di soldi.
L’insegnamento è un mestiere ma non è un mestiere come tanti altri. Chi potrebbe dire che il Medico svolge solo un mestiere? Chi potrebbe dire che il Sacerdote svolge solo un mestiere? Più in generale nessun mestiere è svolto solo per la retribuzione.
La passione è il cuore di ogni professione.
A scuola ci si occupa delle nuove generazioni. Dalla scuola escono i cittadini di domani. Nella scuola si forma la società nella quale tutti viviamo.
Senza passione nemmeno una retribuzione raddoppiata servirebbe.
Senza passione la Competenza e la Professionalità sarebbero inutili.



domenica 11 giugno 2017

Le lezioni sono terminate anche per questo anno scolastico. 
Per la maggior parte degli alunni  sono già cominciate le vacanze estive. Altri ancora sono impegnati nello studio per gli esami.
Gli insegnanti devono attendere ancora un po'. Tra scrutini, esami e scartoffie varie a conclusione dell'anno scolastico, gli insegnanti ogni mattina vanno ancora a scuola.
Certo le scuole sono vuote, silenziose, disimpegnate. Nelle aule c'è buio. Le finestre sono chiuse e le luci spente. 
A scuola si respira un'altra aria. 
Come dopo una grande battaglia i bidelli lavorano per pulire.  Tolgono sedie e banchi rotti.  Ripuliscono ogni scritta lasciata  come promessa d'amore o come sfogo Preparano i corridoi o le aule dove si svolgeranno gli esami.
Alcuni insegnanti sono davanti ai Pc. Altri girano in cerca di una stampante che funzioni per le relazioni finali o i tabelloni e verbali degli scrutini. Altri ancora magari aspettano il loro turno di scrutinio e bivaccano in sala dei professori o alle macchinette del caffè. Tutti lamentano stress e stanchezza. Qualcuno osa pubblicizzare il prossimo viaggio in preparazione. 
Anche per gli insegnanti le vacanze sono vicine. Già si sentono nell'aria.
Ma l'insegnante non va mai in vacanza.
Ogni lettura o esperienza suggerisce spunti per qualche lezione nel prossimo anno. 
Gli alunni sono sempre presenti nella mente.
Arriva il pensiero di quell'alunno aiutato forse troppo o di quello aiutato troppo poco.
Il prossimo anno si sarà un po' più equilibrati. Arriva anche il pensiero di quegli alunni che con gli esami hanno concluso il ciclo di istruzione e che non rivedranno più. Chissà che faranno. Chissà se saranno all'altezza del ciclo successivo o che insegnanti incontreranno. 
Ci sono poi gli insegnanti precari che trascorreranno l'estate tra graduatorie e uffici scolastici per capire cosa faranno il prossimo anno.
Non è diverso per gli alunni. Non si dimentica facilmente un anno scolastico. Se ne parla a casa o al mare. Ci si lamenta o si ringrazia. Si ricevono incoraggiamenti o congratulazioni. Si prospetta il futuro, anche con un po' di preoccupazione.
La mente e, a volte anche il cuore, temporeggiano a lasciare la scuola.
L'insegnamento è un mestiere che prende tutta la vita.
L'insegnamento è un mestiere che può segnare una vita.
Una lezione, anche di una sola ora, è un faro potente che illumina la giornata e può illuminare tutta una vita. 
Spesso accade che in un'aula scarna, magari sporca, disadorna e brutta una persona apparentemente qualunque accende un faro di speranza per l'intera umanità.
L'insegnamento è un mestiere magico.
Sarà un brano di un romanzo, una poesia, un dialogo in lingua straniera, un esperimento di laboratorio, la soluzione di un problema matematico o di un'equazione o il suono di uno strumento che scatenerà luce e calore.
La materia è un mezzo e l'insegnate un sacerdote mentre l'alunno è una fiaccola, come disse Plutarco. 
Il rito della lezione si è compiuto.  
Le conseguenze, nel bene e nel male, saranno devastanti.